Qual miglior modo per celebrare un importante traguardo se non quello di costruire un interessante progetto attorno ad una delle birre più caratteristiche presenti nel proprio catalogo? Brewfist ha preso come punto fermo la propria Spaghetti Western e l’ha personalizzata con tre affinamenti dedicati. Oggi andiamo a scoprire il primo viatico percorso, rappresentato da Il Biondo – The Good.
Uno dei birrifici artigianali più conosciuti in Italia, che nel corso degli anni ha sviluppato una gamma utile ad incrementare la propria capacità produttiva, nel 2020 ha raggiunto il traguardo dei 10 anni di attività. I festeggiamenti, purtroppo, non si sono potuti tenere nel modo più appropriato, causa pandemia che ha condizionato anche gli anni seguenti.
Ma di chi stiamo parlando? Ovviamente di Brewfist, produttore che ha sede a Codogno, cittadina che, ironia della sorte, è balzata agli onori di cronaca in un periodo particolarmente difficile a livello nazionale. Nonostante ciò, i ragazzi in questione non hanno voluto rinunciare alle celebrazioni di rito e quindi, ecco un trittico dedicato che prende ispirazione da una delle birre più famose presenti nel catalogo, ovvero la Spaghetti Western (di cui puoi leggere la recensione dedicata al seguente link: CLICCA QUI).
Il tema cinematografico, dedicato e rivolto alle pellicole degli anni ’60 e ’70, è stato volutamente ripreso per omaggiare un film in particolare: “Il Buono, il Brutto e Il Cattivo” di Sergio Leone, uscito nel 1966. La triade prevede la riproposizione della ricetta che riguarda la Spaghetti Western, adattata successivamente a tre affinamenti diversi: il filo conduttore è il Whisky, in tre varianti.
La prima realizzazione che andiamo ad analizzare è “Il Biondo: The Good”, Imperial Stout da 9.2% ABV che prevede tra gli ingredienti, ovviamente, fave di cacao e caffè. La maturazione è avvenuta in botti di Buffalo Trace (Kentucky Bourbon Whisky) per la durata di 3 mesi.
ANALISI VISIVA.
Il Biondo: The Good erige una schiuma fissa e compatta, di color nocciola/crema cappuccino, che mantiene una buona persistenza grazie ad una bollicina finissima, utile a favorire un diradamento graduale sia nella forma che nelle tempistiche.
Il corpo della birra è tradizionale nella nera colorazione, per un aspetto pieno che scaccia ogni possibilità di intromissione da parte di fonti luminose al proprio interno.
ANALISI OLFATTIVA.
L’intensità aromatica è alta: tanto cioccolato (di ottimo pregio) e altrettanto caffè a dare man forte, per mettere subito in chiaro l’attinenza ed il richiamo diretto all’opera originale. Caramello e frutta secca tostata pesantemente (nocciola) sono i sentori che seguono a ruota, prima di riservare l’accoglienza a dei flebili rimandi che identificano il rilascio della botte, sprazzi che si palesano sotto forma di vaniglia e scaglie di cocco tostato. Emerge qualche estero di stampo fruttato scuro sul lungo periodo (mora) e di radice di liquirizia, funzionali nell’ampliamento olfattivo che dimostra una complessità non votata all’eccesso. L’alcolicità appare molto ben controllata, tanto da mettere in evidenza soltanto una sottile ma nitida nota del distillato precedentemente contenuto nel barile.
ANALISI GUSTATIVA.
La frizzantezza è praticamente assente, una mancanza che lascia completamente spazio all’espressione tattile del sorso. Il corpo risulta a tratti scivoloso, caratterizzato da una densità inferiore alle aspettative. L’ABV è celato in maniera esemplare, a conferma delle sensazioni già istillate in sede olfattiva.
In bocca, si denota una cospicua dolcezza alla base che si trascina lungo tutto l’assaggio. Cioccolato e caffè compaiono come sentori portanti, meno brillanti rispetto a quanto si è potuto evincere al naso. Nel mentre, si può percepire una sensazione zuccherina che non permette di focalizzare con attenzione l’andamento del sorso. Nelle ultime battute gli aromi principali si assottigliano, per dare sfogo ad accenni di frutta scura (mora, fichi, uva nera) con apporto minimale di vaniglia. Il finale risulta un po’ incompleto, come se mancasse profondità e complessità che alla fine non arriva.
Il retrogusto propone il ritorno del cioccolato, per un’immagine golosa costituita da more e prugna avvolte in una glassa. Lieve è l’apporto amaricante, che tenta di riequilibrare la partenza decisamente amabile.
IMPRESSIONI GENERALI.
Il bilancio generale promosso da “Il Biondo: The Good” mostra luci ed ombre. I profumi emanati e recepiti al naso promettevano un’esperienza esaltante sotto diversi punti di vista. Purtroppo, si è trattata di un’illusione (non completa, in quanto alcuni passaggi successivi nel sorso non hanno trovato effettivo riscontro.
Sicuramente la sostanza della bevuta (più tendente al watery) non ha aiutato a sufficienza il trasporto di certe proprietà aromatiche. D’altro canto, rarissimo caso di 9.2% ABV super scorrevoli, con un tenore etilico difficilmente individuabile in un assaggio alla cieca. Esperienza che non lascia pienamente soddisfatti, ma neanche troppo delusi.
Del distillato si hanno poche tracce da dover scovare: 3 mesi di contatto riescono a donare solamente qualche sfumatura che in questo specifico caso si disperde in un profilo che fatica ad imprimere l’idea che stava alla base di tale completa lavorazione.
NOME BIRRA: THE GOOD: IL BIONDO
BIRRIFICIO: Brewfist
STILE: Imperial Stout (Barrel Aged)
ABV: 9.2%
FORMATO: BOTTIGLIA, 33 cl.
CODICE LOTTO: L201104
SCADENZA: 31/12/2030
BEVUTA IL: 01/05/2023
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