RECENSIONE – BONAVENA – IRON

Al timone del progetto Bonavena troviamo Vincenzo Follino, la cui avventura birraria poggia sui vasti (e continui) studi di ricerca nell’ambito della biologia. La rapida ascesa nel mondo brassicolo nazionale ha trovato la giusta consacrazione con il titolo di Birraio Emergente dell’Anno nel 2019, nell’evento che si tiene abitualmente a Firenze presso il Tuscany Hall. Tale riconoscimento, meritato aggiungo, è il frutto di anni e anni di pratica nelle produzioni casalinghe, che hanno contraddistinto le basi portanti per fondare il marchio Bonavena e iniziare la produzione su un impianto professionale.

Le idee di certo non mancano e una persona meticolosa, precisa e dinamica come si dimostra essere quotidianamente Vincenzo, non può che avere in cantiere grandi progetti che non vede l’ora di presentare al pubblico. Uno su tutti è il Barrel Series Club, un lavoro che ha trovato la propria finalizzazione nel Marzo del 2021, senza essere esente dagli intoppi imprevisti procurati dalla pandemia.
L’idea è stata sviluppata per consegnare tre realizzazioni, il cui filo conduttore è caratterizzato dall’attuazione di una fermentazione mista. Partiamo dalla nemesi: lo stile nella quale vengono racchiuse queste produzioni è quello delle Farmhouse Ale, con una base di partenza creata dal mosto della propria Saison Break, arricchito di segale cruda e fermentata successivamente con lievito Blaugies, appartenente ad un piccolo birrificio belga a conduzione tipicamente familiare. Vincenzo ci tiene a sottolineare una cosa fondamentale: queste realizzazioni avvengono tramite single barrel, senza ricorrere a nessun tipo di blend che potrebbe correggere alcune lacune verificabili in corso d’opera. Il rischio di qualcosa di indesiderato è pienamente contemplato, ma Bonavena decide di andare all in per preservare quella personalità tanto bramata nel risultato finale di queste birre. I barili soggetti all’affinamento sono stati concessi da un’azienda vinicola della zona, botti tutte uguali che hanno effettuato due passaggi ciascuna di Aglianico, un vino tipico del meridione, chiamato bonariamente anche “Barolo del Sud” per le somiglianze con il vitigno piemontese.
Per preparare adeguatamente l’ambiente della maturazione, si è ricorsi a più lavaggi con acqua calda per eliminare il fondo del vino al proprio interno, senza ricorrere a detergenti o agenti chimici. L’inoculo della cultura mista a base di brettanomyces, lactobacilli e pediococchi è avvenuto durante la fase di trasferimento del mosto nel legno, già quasi completamente spoglio di zuccheri residui per merito del lievito Farmhouse che ha raggiunto un’attenuazione pari all’85%.

La prima delle tre birre facenti parte di questo ambizioso progetto è la Iron, una Farmhouse Ale (Barrel Aged) da 6.5% ABV che chiaramente prende il nome dal soprannome di uno dei pugili più famosi che hanno calcato il ring tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90: proprio lui, Mike Tyson. Questa realizzazione è ciò sul quale si sono basate le due successive, che prevedono l’aggiunta di due frutti specifici: nei prossimi rispettivi articoli andremo ad analizzare nel dettaglio anche queste realizzazioni.

L’affinamento è stato condotto per una durata complessiva di 10 mesi nella botte di rovere designata, per un processo volutamente affidato all’istinto naturale senza intervenire sulle piccole ossidazioni funzionali che hanno permesso di ottenere uno sviluppo interessante e genuino. Il luppolo utilizzato in questa creazione è lo Styrian Golding.

Recensione Review Bonavena Iron

ANALISI COMPLESSIVA DELLA BIRRA.

La Iron stabilisce una schiuma esigua ma efficace quanto serve per un tempo utile a preservare gli aromi più volatili, quelli che nel giro di pochi secondi tendono ad abbandonare la scena. Il colore con la quale si manifesta è bianco, che va a caratterizzare da una trama finissima intenta nel rivelare la propria forma grossolana in corrispondenza della sommità e alla base inferiore, con mutamento su grana media.
Il corpo della birra è dorato, esaltato da un’opalescenza minima contraddistinta da una velatura omogenea che riesce a catturare la luce per irradiarla attraverso una spiccata luminosità.

L’intensità aromatica è alta, a dimostrazione di una complessità elevata che soggiorna all’interno del bicchiere. Si passa da sensazione fruttate riconducibili a pesca bianca ed albicocca, a divagazioni citriche in background che si palesano sotto forma di limone e lime. Il brettanomyces apporta sentori più rustici che sfociano principalmente nel pepato e su qualche reminiscenza di zenzero che conferma la natura speziata. Per quanto riguarda il rilascio del legno, nei primi minuti della disamina olfattiva si può avvertire qualche rimando di fragolina di bosco e uva fraga, chiare connessioni derivanti dall’Aglianico, precedentemente protagonista all’interno di questo involucro. Più stabile e duraturo è il contributo vanigliato, che costituisce una buona base sulla quale le sfumature maltate permettono un sostentamento sensoriale adeguato per mantenere un bilanciamento consono e propositivo.

La frizzantezza presente risulta molto fine, non troppo impattante in termini tattili, per stabilire sintonia con il grado di acidità contenuto. Il corpo è medio, determinato da una buona struttura che asseconda un trasporto adatto per non disperdere dettagli lungo il percorso. La consistenza del boccato è favorita dalla presenza di molecole di glicerolo che donano una leggera viscosità alla bevuta, per una sensazione maltodestrinica in assenza di zuccheri residui.

Nel gusto, l’entrata del sorso accoglie immediatamente l’acidità lattica/citrica che si manifesta su un livello blando (nota informativa: il pH presente è pari a 3.4, grado di acidità intermedio), che abitua il palato dopo pochi approcci nell’individuazione più mirata di certe componenti descrittive. Si ripetono anche in bocca le associazioni fruttate a base di pesca ed albicocca, meno brillanti rispetto al naso. La prosecuzione prende una virata parecchio propositiva dopo il picco del sorso che mostra il punto di maggiore acidità, per intraprendere un percorso tendente al balsamico/speziato con cenni al pepe nero, pimento e anice. In background su un binario parallelo, le sensazioni di uva rossa ricordano il vino contenuto nella botte utilizzata per la maturazione, con chiari e limpidi riferimenti all’Aglianico che aggiunge un tratto personale e sofisticato nel cammino verso l’epilogo della bevuta. L’unità di amaro risulta crescente in concomitanza con la parabola calante dell’aromaticità, ricordando particolarmente la parte bianca interna dell’agrume.
Il retrogusto presenta una nota tannica che agevola l’asciugatura palatale, per una discreta secchezza pronta a permettere solamente tenui residui vinosi e sprazzi legnosi/vanigliati, che capitolano la corsa su flebili sfumature di mandorla.

Recensione Review Bonavena Iron

Due anni sulle spalle consegnano un prodotto ancora integro sulla pura espressione associativa delle componenti in gioco, con ossidazioni tutto sommato accettabili e non troppo compromettenti nel fornire un’esperienza meno bilanciata ma comunque godibile. Risulta avvertibile una nota alcolica superiore all’effettivo durante la percorrenza gustativa. La parte finale dell’assaggio dispiega una componente amaricante abbastanza persistente, un po’ slegata con gli avvicendamenti rilevati nelle battute precedenti. Da considerarsi più che buona è la caratterizzazione fornita dall’affinamento, trasparente ed incisiva sia al naso che in bocca.
Esperienza plausibile, con tutte le circostanze temporali da considerare ai fini di un prodotto particolare che di base dimostra di essere stato ben architettato.

Recensione Review Bonavena Iron

NOME BIRRA: IRON
BIRRIFICIO: Bonavena
STILE: Farmhouse Ale a fermentazione mista (Barrel Aged)
ABV: 6.5%
FORMATO: BOTTIGLIA, 33 cl.

CODICE LOTTO: L 20/14
SCADENZA: 12/2030
BEVUTA IL: 03/07/2023

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