RECENSIONE: ST. PETER’S – BEST BITTER

I birrifici che trattano le proprie tradizioni in modo rispettoso, con passione e voglia di preservare la propria cultura di riferimento, si rivelano sempre essere un porto sicuro. Guardando nelle terre d’oltremanica, il mondo anglosassone è una cartina tornasole da questo punto di vista. L’alternanza tra produttori storici e più modaioli fa sì che la scelta possa soddisfare generazioni diverse con predilezioni differenti.
Il ramo più radicato e poco propenso a commistioni moderne (e sicuramente considerato vetusto da chi ha iniziato ad approcciarsi al mondo brassicolo con le luppolate moderne che hanno monopolizzato interi mercati negli ultimi anni) è quello rappresentato dagli stili più rappresentativi, coloro che manifestano l’essenza british per eccellenza anche nel resto del mondo.
St. Peter’s Brewery incarna perfettamente questo spirito, proponendo una gamma incentrata sulla propria tradizione birraria, espressa nel modo più diretto possibile. Tra i prodotti proposti troviamo anche la propria idea di Best Bitter, con una ricetta basata su malti Pale e Crystal, luppoli Goldings e un’ABV da 3.7% ABV che, seppur tecnicamente da BJCP sia da considerare nella sottocategoria delle Ordinary Bitter, rimane sul quel range che strizza l’occhio nei confronti della categoria di mezzo che fa riferimento al mondo delle Bitter.

Recensione Review St. Peter's Best Bitter

ANALISI COMPLESSIVA DELLA BIRRA.

La Best Bitter di St. Peter’s crea una schiuma di color crema/avorio che si sviluppa grazie ad una struttura soffice, voluminosa e leggera nel proprio essere. La buona persistenza è influenzata comunque da una grana variabile che determina una trama fine alla base (non perfettamente omogenea) e un’evoluzione sconnessa nella dipartita che va a creare pertugi sensibili che accelerano il processo di disgregamento.
Il corpo della birra mostra tinte ambrate abbastanza chiare che sfociano in sfumature arancio pallido/rame, più definite al contatto con fonti luminose.

L’intensità degli aromi è medio/alta, dettata da un profilo inziale fondato principalmente sulle note leggiadre dei malti, con biscotto a media cottura, frutta secca (nocciola), lieve caramello e accenni di toffee. Nel mentre, risulta cristallina la natura del lievito della casa, con qualche sprazzo fruttato maturo/agrume che ben si inserisce nell’intermezzo che preannuncia l’entrata in scena di una luppolatura tipicamente terrosa/erbacea/floreale. Il tutto poi culmina su un buon bilanciamento dove queste accezioni collimano in una convivenza positiva e funzionale per allungare la propria aromaticità atta a deliziare l’olfatto.
La frizzantezza appare scarica, com’è giusto che sia per lo stile, con volumi di CO2 ridotti al minimo. Il corpo conferma le aspettative, con la propria fluidità leggera e scorrevole che dimostra l’ABV effettivo senza risultare watery. Il trasporto degli aromi, infatti, è consono nel senso pratico, servizievole quanto basta per non disperdere alcun dettaglio lungo il percorso gustativo.

In bocca, l’andamento della bevuta ricalca in larga parte la vena aromatica resa disponibile al naso, con tratti maltati che costituiscono le solide fondamenta per accogliere nel modo più opportuno possibile tutti gli elementi in gioco. La luppolatura esprime accenni molto variegati, ripetendo lo spartito eseguito nella fase d’analisi precedente che viene arricchito nell’assaggio da piacevoli punte speziate condite da un rilascio amaricante candido ed avvolgente. La natura derivante dai luppoli Goldings è composta da richiami floreali selvatici e da un pizzico balsamico che non gusta, per un finale pregevole ed efficace.
Il retrogusto mette in mostra una secchezza ponderata in grado di accentuare ciò che rimane avvinghiato al palato, con estrema lucidità e buona propensione nell’intrattenere il post bevuta.

Recensione Review St. Peter's Best Bitter

La magia del mondo britannico è riassunta sapientemente in questa interpretazione di uno stile fondamentale della cultura anglosassone. Quello che questa Best Bitter di St. Peter’s riesce a trasmettere è una brillante proposizione sia all’olfatto che nel gusto, grazie ad una personalità spiccata che sa compattare una bevuta solo in apparenza semplice e scolastica. Infatti, le tre componenti incaricate per esprimere le rispettive utilità (malto, luppolo e lievito) stabiliscono un profilo esaustivo dotato di una perspicacia schietta e diretta per invogliare l’interlocutore a focalizzare la propria attenzione su una sessione di bevuta da tipico pub inglese.
Vi assicuro che, con una birra come questa, vorrete una replica immediata nel bicchiere nel giro di una manciata di secondi: impossibile resistere al fascino liquido di questa Best Bitter.

Recensione Review St. Peter's Best Bitter

NOME BIRRA: BEST BITTER
BIRRIFICIO: St. Peter’s Brewery
STILE: Best Bitter
ABV: 3.7%
FORMATO: BOTTIGLIA, 50 cl.

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