RECENSIONE: ST. PETER’S – GOLDEN ALE

Conoscere le varie tradizioni birrarie attraverso le produzioni realizzate da determinati birrifici è il modo più efficace per familiarizzare con usanze e modi di interpretare le creazione di relative terre di riferimento. Quando si pensa all’Inghilterra, possono venire in mente molti nomi. Uno di questi è sicuramente St. Peter’s Brewery, birrificio situato nella contea del Suffolk, facile da memorizzare grazie al caratteristico packaging che contraddistingue la forma delle proprie bottiglie. I vari stili toccati sono l’essenzialità dello spirito che rappresenta il mondo delle Real Ales.

Tra la gamma di prodotti proposti possiamo trovare la propria idea di Golden Ale: una birra da 4.7% ABV che prevede l’utilizzo di cereali locali, coltivati e raccolti nelle campagne circostanti allo stabilimento, assieme a luppoli Goldings e Challenger.
Nota curiosa: la gradazione alcolica appena citata fa riferimento alle cotte prodotte per l’esclusivo confezionamento in bottiglia. Infatti, la versione Draft (ovvero quella in fusto utilizzabile per la mescita nei vari locali) risulta essere leggermente più leggera, grazie ad una ricetta improntata su 4% ABV.

Recensione Review St. Peter's Golden Ale

ANALISI COMPLESSIVA DELLA BIRRA.

La Golden Ale di St. Peter’s riesce ad assestare una schiuma morbida, soffice e pannosa, in grado di manifestare la propria presenza grazie ad una buona tenuta soggetta ad un frastagliamento lento e graduale. Il colore bianco che va a rappresentarla monopolizza la coltre strutturata su una base dettata da grana fine, alterata successivamente nel processo di scomposizione.
Il corpo della birra evidenzia una colorazione dorata dalla sfumatura antica, accentuata da un aspetto perfettamente limpido che emana una pulizia visiva veramente sublime.

L’intensità degli aromi è alta, notevole per uno stile relativamente semplice. Il primo giro di lancette, infatti, riesce a promulgare molte indicazioni, che si susseguono per fornire un profilo molto propositivo in fatto di sentori captabili. Gli iniziali spunti floreali, derivanti dai luppoli impiegati, introducono alcune esterificazioni ottenute dal ceppo di lievito britannico, con delicate note fruttate che suggeriscono elementi associabili all’albicocca e alla pesca bianca. Quello che si verifica successivamente è un ritorno sulle fragranze luppolate, questa volta in direzione agrumata con accenni lievi di lime che apportano il tono fresco avvertibile nella fase olfattiva centrale. Questo preambolo risulta molto funzionale nello stabilire la connessione ideale con la vigorosità acquisita dalla nota maltata, che fa la propria comparsa sotto forma di miele, cracker e grano, con richiamo biscottato e leggermente caramellato, come indicato sull’etichetta frontale. La persistenza olfattiva poi si sofferma sugli spunti erbacei e terrosi dall’impatto sobrio e parsimonioso, contestualizzabile in quell’ambito tipicamente anglosassone caratterizzato da una tipica e inconfondibile linea polverosa ottenuta dal lievito british.

La frizzantezza è praticamente assente, dimostrazione utile e necessaria per assottigliare il più possibile il divario con il miglior metodo in assoluto in relazione a birre di questa tipologia, ovvero la pompa inglese. Il corpo mostra una morbida avvolgenza che coinvolge interamente il boccato, stuzzicandolo a dovere grazie ad una percezione effettiva dell’ABV. La struttura in questione sorregge nel modo più corretto possibile una bevuta improntata su linee accessibili e genuine, da assaporare in lunghe e comode sorsate che si rivelano essere il metodo migliore per godere di ogni singolo dettaglio presente.
Nel gusto, si avverte immediatamente l’indole amabile caratterizzata dalla costituzione dei malti che da sfoggio delle percezioni analoghe rilevate all’olfatto. Più impattanti sono le sfumature biscottate e di caramello, con miele, cracker e qualche leggerissima commistione con il lievito per garantire le fondamenta sulla quale interviene il rilascio luppolato netto e ben assestato. Il palato è in grado di carpire tutto il potenziale espresso derivante dalle varietà di luppolo anglosassone, che basano le loro essenze soprattutto su un buon bilanciamento floreale/terroso/erbaceo.
Il retrogusto risulta molto propositivo sull’apporto amaricante, piacevole e calzante grazie ad accenni erbacei e speziati che alimentano la sensazione di una secchezza più che adeguata.

Recensione Review St. Peter's Golden Ale

La Golden Ale di St. Peter’s mostra uno stralcio concreto ed appropriato di cosa può esprimere la cultura british in ambito brassicolo. L’intento primario è quello di avere una birra facilissima nella bevuta, ma non per questo statica, povera a livello aromatico e poco espressiva nei tratti generali. Questa creazione incarna l’esatto opposto: sia l’olfatto che il gusto delineano delle esperienze sensoriali di tutto rispetto, agevolate dalla funzionalità impressa dalle materie prime utilizzate che fanno da traino ad una ricetta eseguita a regola d’arte.
Questa Golden Ale può esprimere la necessità e la soddisfazione sia di una public house (per occupare la propria hand pump con un prodotto di sicura qualità), sia di un cliente amante del mondo britannico che può innamorarsi facilmente alla prima pinta trangugiata.

Recensione Review St. Peter's Golden Ale

NOME BIRRA: GOLDEN ALE
BIRRIFICIO: St. Peter’s Brewery
STILE: Golden Ale
ABV: 4.7%
FORMATO: BOTTIGLIA, 50 cl.

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