RECENSIONE: WOLD TOP - HEADLAND RED

Abbiamo ormai constatato come Wold Top sia un produttore dedito alla promozione della propria cultura brassicola nazionale, avvalorata dall’utilizzo delle proprie materie prime che rispecchiamo fedelmente la natura circostante allo stabilimento. Se ti sei perso le altre recensioni che riguardano il birrificio in questione, CLICCA QUI per conoscere nel dettaglio gli altri prodotti proposti nella gamma.
Questa volta analizziamo Headland Red, una Red Ale da 4.3% ABV che va a toccare un altro ambito ed un altro tipo di bevuta slegata dalle realizzazioni precedenti. Ovviamente, non può mancare l’inconfondibile spirito british che la caratterizza, dettato dall’utilizzo di materie prime autoctone. Giunti a questo punto, ora rimane solo da stappare la bottiglia da 50 cl, versarla ed analizzarla.

ANALISI COMPLESSIVA DELLA BIRRA.

La Headland Red crea un cappello di schiuma alquanto pannoso e compatto, che si erge in maniera perentoria con discreta persistenza. Il colore avorio caratterizza il livello cromatico, accentuato da una struttura generale dettata da una grana fine che ne stabilisce i caratteri principali.
Il corpo della birra rispecchia le aspettative per quanto riguarda l’impatto visivo, che si manifesta su tinte amaranto variabili nel rosso vivo al contatto con la luce. L’aspetto è perfettamente cristallino, tanto da poter vedere senza alcuna difficoltà qualsiasi cosa collocata al di là del bicchiere.

L’intensità degli aromi è medio/alta, il cui istinto maltato fornisce sentori di caramello con qualche sconfinamento nel burro d’arachide (non preoccupante). Presenze secondarie ricordano il pane di segale tostato, frutta secca (mandorla e nocciola), alcuni riflessi aromatici associabili alla frutta rossa e del leggero legno. Si può constatare qualche divagazione sulla mela cotogna, che si palesa soprattutto sulla lunga distanza quando i sentori primari iniziano la propria parabola discendente. La luppolatura propone la propria indole floreale e terrosa, che riesce a trovare la giusta sintonia nel profilo olfattivo altamente anglosassone, tra pregi e qualche sbavatura tipica.

La frizzantezza è molto fine e connotata da un carattere minerale che comunque non si dilunga troppa nella percezione. Il corpo, seppur dimostri una scorrevolezza accettabile in relazione all’ABV, accenna a quelle tipiche linee burrose che spesso sono riscontrabili nelle birre di stampo inglese.
Nel gusto, l’entrata tende ad una sensazione piena del boccato, caratterizzato da alcune astringenze che non ne compromettono l’andamento ma che posticipano di qualche secondo il rilascio aromatico effettivo che si fa più chiaro nella seconda frazione del sorso. Le assonanze olfattive si ripercuotono anche nella bevuta, con caramello e burro d’arachide che prevalgono sulla frutta secca. Il tratto luppolato appare più incisivo, con sfumature floreali che trovano il giusto inserimento tra le linee erbacee, legnose e in sprazzi di leggera liquirizia.
Il retrogusto porta con sé cenni residui determinati dai luppoli che appaiono avvolti in finiture nocciolate.

La Headland Red è la classica birra che la si può amare od odiare, in relazione a come ci si può approcciare con il mondo della tradizione inglese che dimostra il proprio fascino senza essere esente da alcuni peculiari tratti che si rivelano unici e caratteristici. Uno su tutti è sicuramente l’imperfezione di base dettata da un profilo che può apparire “rozzo e sporco”, in grado di mettere in mostra alcuni sentori che in altre produzioni sono o possono essere considerati dei difetti. Tuttavia, la genuinità di questa etichetta riesce a mettere in secondo piano alcuni aloni che sul luogo d’origine sono comunque apprezzati.
Questa Red Ale può stabilire qualche diatriba in merito alla propria sostanza: resta all’interlocutore la scelta di poter compiere un viaggio sensoriale (che, va detto, non risulta privo di sali e scendi) in qualche piccolo pub di un minuscolo centro abitato inglese, oppure passare oltre a qualche realizzazione più congeniale sempre dello stesso birrificio.